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Attivismo in Rete

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resistenza

Ci sono più modi di essere e agire da attiviste. Questa è la nostra storia.

Siamo Valentina, Elena, Ilham e Maria, quattro studentesse di Sociologia dell’Università di Bologna che hanno avuto la possibilità di svolgere il tirocinio nella Rete Nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio con il professor Pierluigi Musarò come referente. Il nostro percorso da attiviste è iniziato con una semplice domanda: cosa possiamo fare per contrastare i discorsi d’odio nella vita di tutti i giorni? Per noi, è stata proprio la Rete Nazionale e il Progetto Effetto Farfalla a permetterci di rispondere a questa domanda, regalandoci la possibilità di agire effettivamente in contrasto a discorsi e fenomeni d’odio. Di seguito, vi raccontiamo le nostre storie…

Valentina

Fin da piccola ho sempre avuto uno spiccato senso empatico e la premura che i diritti di qualunque persona venissero garantiti e rispettati, senza differenze. Il mio percorso di attivazione si è sviluppato proprio grazie alla Rete, specialmente nel Progetto Effetto Farfalla, al quale collabora anche la Rete stessa. In questo progetto sono riuscita a dare il mio contributo attraverso la divulgazione delle notizie afferenti al progetto, nonché attraverso la stesura della mia tesi di laurea magistrale dal titolo “Hate speech e metodi di contrasto: il Progetto Effetto Farfalla” che si impegna nel comprendere l’effettivo impatto del progetto e prevedere possibili azioni future. Inoltre, assieme a Maria Ferrandi, Fabiola Balestrieri e Stefania Peca, ho avuto la possibilità di portare avanti una sensibilizzazione nelle scuole a tema hate speech, con la speranza di aver stimolato una mobilitazione e attivazione degli adulti di domani.

Maria

Il mio attivismo è iniziato molti anni fa ma sono sempre state forme molto “dal basso” che comprendevano la partecipazione ad assemblee, cortei o laboratori. Non avevo ancora mai avuto l’opportunità di accedere ad una piattaforma che potesse racchiudere e, soprattutto, raggiungere un così ampio raggio di persone. Il mio attivismo tramite la Rete, oltre alla scrittura di alcuni articoli, è stata la possibilità di accedere a progetti di sensibilizzazione e informazione sull’hate speech nelle scuole. Adoro il contatto diretto con la gioventù, perciò, è bellissimo poter avere un confronto con le nuove generazioni, le loro visioni del mondo e attitudini. Inoltre, ho sempre la percezione che chiunque riponga le speranze nelle “nuove generazioni” senza avere una vera cura della loro formazione e crescita personale al di fuori della didattica scolastica. Questi progetti di sensibilizzazione si inseriscono proprio in questa assenza con la volontà di aprire un dialogo attivo riguardo tematiche fuori dai libri scolastici.

Elena

L’attivismo per me nasce a partire dai piccoli gesti: semplicemente cambiare il proprio modo di esprimersi e rapportarsi in maniera più inclusiva verso tutte e tutti. Il mio cambiamento mi ha portata a conoscere la Rete, la quale ha permesso di accrescere il mio interesse e la mia conoscenza verso i discorsi e i fenomeni di odio. Difatti, sono riuscita a creare una tesi intitolata Hate speech: come rendere le università “hate free” che analizza tale fenomeno nel contesto universitario e grazie alla quale ho provato ad intervenire in tale ambito. Insieme alla rete e all’Università di Bologna, siamo riusciti a creare, soprattutto grazie al supporto di Pierluigi Musarò, un vademecum volto a diffondere le pratiche inclusive nelle università. Quindi, è proprio a partire dal piccolo che siamo riusciti a creare qualcosa di grande: far sentire la nostra voce e promuovere azioni concrete volte a difendere tutti e tutte coloro che subiscono quotidianamente hate speech.

Ilham

Sono arrivata dal Marocco all’età di tre anni e ho sempre visto la mia diversità come una ricchezza, finché non ho sentito le prime parole discriminatorie. Credo sia stato proprio quello il momento in cui ho sentito la necessità di fare qualcosa: ho iniziato a parlare e a raccontare il mio punto di vista alle persone a me vicine indebolendo i loro discorsi d’odio, soprattutto grazie agli studi sociologici. Quando ho scoperto il Progetto Effetto Farfalla ho pensato fosse un’opportunità preziosa sia per arrivare a più persone, ma soprattutto per imparare qualcosa di nuovo da tutte le persone attive nella Rete per il cambiamento.

Nessuna di noi sapeva cosa aspettarsi quando ha iniziato il suo percorso in Rete. Ognuna arrivava con il suo bagaglio di esperienze e sguardo sul mondo. Eppure, la Rete ha rappresentato il nostro punto d’incontro e, offrendoci un’occasione per attivarci, ci ha permesso di lavorare tutte insieme per lo stesso obiettivo: il contrasto all’odio.

Non siamo le uniche ad aver avuto la possibilità di attivarsi grazie alla Rete. Per questo motivo, vogliamo invitare chiunque se la senta a raccontare la propria esperienza di attivismo tramite la piattaforma e inviarcela così da pubblicarla e raccogliere più storie possibili!

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