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TRADIRE: è possibile uno speech, senza hate? 2/3

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resistenza

Con il termine Tradimento si fa riferimento al significato etimologico di “andare oltre”. Questo superamento si manifesta all’interno delle relazioni amorose tramite una violazione del patto di fedeltà – più o meno esplicito – che lega i due amanti coinvolti. Tuttavia, come ha chiarito il dottore Mezzanotte nel precedente articolo, definire il tradimento in modo univoco risulta limitante e, a tratti, forzato. Questa limitazione deriva dalla molteplicità delle forme attraverso le quali un partner può tradire, così come dalla varietà dei significati che ognuno può attribuire a specifiche azioni.

In questo secondo articolo di “Tradire: è possibile uno Speech, senza Hate?”, l’obiettivo è scoprire le forme esistenti di tradimento all’interno di una coppia, che sembrano aver avuto una notevole evoluzione con la digitalizzazione e l’affermarsi dei social media. Analizzeremo poi le reazioni suscitate dal tradimento, che nonostante la varietà delle sue forme sembrano sempre ricadere nella dinamica polarizzata vittima-carnefice, per cercare di capire perché così spesso si traducano in hate speech. Il terzo aspetto che si intende approfondire è la rilevane presenza di dinamiche discriminatorie e sessiste.

Per accompagnare questo secondo approfondimento, abbiamo fatto riferimento a Stella Pulpo, laureata in comunicazione, oggi nota blogger conosciuta con il nome di “memoriediunavagina” e autrice dei saggi quali “C’era una volta il sesso” (2023) ed “Esserti fedele sempre (o forse no)” (2020), incentrati proprio sulle mille modalità di interpretare e vivere le relazioni.

 

Esiste un solo tipo di tradimento?

Certamente no. Ogni tradimento è una storia a sé, anche se ogni tradimento ha qualcosa in comune con gli altri. Questo non solo perché del tradimento si fa potenzialmente esperienza in ogni genere di relazione, ma anche perché il perimetro di questa parola si è dilatato moltissimo nell’epoca contemporanea. Ciò comporta, per esempio, che esista il tradimento virtuale, il tradimento emotivo, il tradimento carnale. C’è il tradimento seriale (agito da persone che tendono a replicare questo comportamento al variare del partner), il tradimento a pagamento, il tradimento occasionale (magari con una persona incontrata in vacanza al capo opposto del mondo e che non vedremo mai più) e il tradimento definito “triangolare” (basato sulla presenza di una terza persona che viene frequentata – in maniera analogica o digitale – su base quotidiana al punto tale da instaurare una vera e propria relazione parallela.

 

Come mai tipicamente si riscontra una reazione esterna particolarmente polarizzata rispetto a vittima e carnefice, che spesso attiva un linguaggio d’odio?

Il fatto che il tradimento sia un’esperienza umana così frequente implica che molte persone l’abbiano vissuta ed è pressoché impossibile che l’abbiano vissuta bene (o anche solo in maniera neutra), sia in termini psicologici che culturali. Dunque, ogni volta che si parla di tradimento, è come se ciascuno di noi mettesse in gioco parte del proprio vissuto personale, che risponde a un preciso copione collettivo, nel quale ci sono ruoli ben definiti: da un lato c’è quello del carnefice, dall’altro quello della vittima. Se l’hate speech è un malcostume del nostro tempo su qualsiasi argomento possibile, capiamo che lo è a maggior ragione su un fenomeno che tocca – in un modo o nell’altro – l’esperienza umana dei più, lasciando ferite che nel migliore dei casi sono cicatrizzate, ma comunque mai estinte.

 

Il tradimento è soggetto a dinamiche di genere o discriminazioni?

Esiste qualcosa che non sia soggetto a dinamiche di genere o discriminazioni? Esiste qualche aspetto della vita delle donne, dalle scelte affettive, sessuali, riproduttive, fino a quelle professionali, passando per quelle estetiche o politiche, che non sia oggetto di analisi sommarie e giudizi non richiesti?

Il tradimento è un caso paradigmatico, certo, e non solo perché quando a compierlo è la donna c’è ancora la percezione diffusa che quest’ultima si macchi di una colpa superiore (dall’uomo, in fondo, ce lo aspettiamo, si sa, quelli hanno l’istinto predatorio, guidato da imponderabili quantità di spermatozoi, biologicamente intenti a inseminare il mondo), ma perché se guardiamo la storia della nostra civiltà, a partire dalle sue fondamenta, troveremo che il sesso extraconiugale praticato dal maschio è nell’ordine delle cose, praticato dalla femmina no (salvo che la storia della nostra civiltà ci arriva attraverso testi scritti prevalentemente, in certi periodi esclusivamente, dagli uomini).

Nel secolo scorso, per esempio, il tradimento era disciplinato da dispositivi legislativi palesemente iniqui. Ai tempi dei nostri avi, non ci sarebbe stato nulla di strano se i nonni fossero stati clienti abituali di quelle che si chiamavano “case chiuse”. Se le nostre nonne, al contrario, avessero ceduto alle avances di un compaesano, si sarebbero esposte a una quantità di rischi e sanzioni non paragonabili a quelli maschili: la vergogna e l’umiliazione certo, ma anche la galera (fino al 1968, anno in cui il reato di adulterio fu abrogato), così come la possibilità di incorrere in una gravidanza indesiderata (per sottrarsi alla quale avrebbero dovuto sottoporsi a un aborto illegale, con mezzi di fortuna, in un contesto non sanitario); infine la possibilità di essere ammazzate con l’attenuante legale del delitto d’onore, fino al 1981. È stato grazie alla rivoluzione sessuale degli anni ‘60 e ‘70, che le cose sono in parte cambiate. Questo non significa che prima di allora nessuna donna abbia tradito, né significa che da allora sia scomparso il divario millenario tra le libertà sessuali di uomini e donne. Però, di certo, praticare sesso extra-coniugale (o pre-matrimoniale) è diventata una possibilità più sostenibile anche per la popolazione femminile, grazie all’introduzione di strumenti come la pillola contraccettiva, l’aborto legale e il divorzio.

 

Il prossimo e ultimo articolo analizzerà la relazione tra media e opinione pubblica rispetto al nostro tema di riferimento: il tradimento. Se è indubbio, infatti, che il tradimento stesso sia cambiato o, meglio, “evoluto” con il corso del tempo, è altrettanto evidente che i nuovi media stanno definendo un nuovo lessico e l’era digitale sta avendo impatti imprevedibili sull’opinione pubblica.

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