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Comunicare la disabilità. La guida per una comunicazione adeguata

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Crisi

Quali sono le parole giuste, senza le barriere dello stereotipo e del pregiudizio, per parlare sui media di disabilità? Vuole rispondere a questa domanda Comunicare la disabilità. Prima la persona, la guida per una comunicazione adeguata e rispettosa delle persone con disabilità, scaricabile gratuitamente dal sito dell’Ordine Nazionale dei giornalisti. Un progetto promosso e ideato dal Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine nazionale, curato dai giornalisti Antonio Giuseppe Malafarina, Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani (consigliere nazionale e componente del Cpo Cnog). L’opera è dedicata ad Antonio Giuseppe Malafarina, co-autore, scomparso l’11 febbraio 2024.

Il principio di base è, nella comunicazione giornalistica, anteporre la persona alla sua disabilità, che è una delle caratteristiche, ma non l’unica ed esclusiva. L’articolo 6 del Testo Unico dei doveri del giornalista ricorda che: «Il giornalista rispetta I diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità, siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali». La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità del 2006 assegna un ruolo importante ai media nel combattere le discriminazioni. Il rischio molto spesso è di scivolare nel pietismo o nel cosiddetto inspiration porn, l’esaltazione di un supposto eroismo della persona disabile “che ce l’ha fatta”.

I social media poi ci raccontano come l’odio abilista attraversi la Rete: nell’ultimo rapporto di Vox Diritti le persone con disabilità erano al secondo posto, dopo le donne, nella classifica dei più odiati su twitter: la disabilità sui social viene ancora utilizzata come insulto e stigma.  Nel documento viene poi approfondito il tema della discriminazione multipla delle donne con disabilità e dei caregiver, quasi sempre donne, grazie al contributo di Giulia Giornaliste Sardegna/Gruppo Carta di Olbia. In coda un manuale di comportamento, utile per esempio nel caso di interviste, e un glossario con indicazioni pratiche per scegliere le parole giuste. Per esempio non “handicappato”, ma “persona con disabilità”, non “Down” ma “persona con sindrome di Down”.

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