LO STILE DELL’ABUSO. Violenza domestica e linguaggio di Raffaella Scarpa, Treccani, 352 pagg., € 23,00
Scarpa
Insegna Linguistica italiana e Linguistica medica e clinica all’Università di Torino. Si occupa di stilistica, metrica, storia della lingua della medicina e psicopatologia del linguaggio. Tra gli altri lavori ha curato i volumi Le lingue della malattia. Psicosi, spettro autistico, Alzheimer (Mimesis, 2016) e Capitoli di storia linguistica della medicina (con R. Piro, Mimesis, 2019). «Dedico questo libro a chi non sa riconoscere l’intollerabile».
Macchina linguistica
Il regime discorsivo dell’abusante corrisponde ad un sistema linguistico fondato sulla menzogna, che induce l’assoggettamento attraverso una serie di peculiari comportamenti verbali, manipolazione, assoggettamento e annichilimento – è ciò che crea le precondizioni per la violenza comunemente intesa.
Il campione
Il regime discorsivo dell’abusante verrà descritto attraverso l’analisi stilistica del corpus testuale che sta a fondamento di questo lavoro, raccolto in più di vent’anni di osservazioni, discorsi e impegno di comprensione del fenomeno che va sotto il nome di violenza domestica…Le persone disposte, negli anni, a offrire la testimonianza dell’esperienza di abuso subìta (donne) e agita (uomini) sono state 27 (21 donne, 6 uomini), di nazionalità italiana, di età compresa dai 24 ai 56 anni (donne) e dai 41 ai 55 anni (uomini), con titoli di studio che vanno dal diploma di scuola secondaria di primo grado al dottorato di ricerca e/o master specializzanti.
Tortura
La costruzione di sistemi di verità condotta dal potere domestico e l’interpretazione del discorso d’abuso come forma specializzata e articolata di menzogna che persegue la distruzione del soggetto-vittima consentano di associare la relazione d’abuso non tanto al maltrattamento o alla persecuzione ma alle pratiche di tortura. Associare potere domestico e tortura non è pretestuoso, i danni spesso di lunga durata che l’abusata accusa sono in buona misura sovrapponibili a quelli rintracciabili in chi ha subito torture.
Il lessico
«Mi avvolgeva di parole, mi affascinava, riusciva a farmi vedere bianca una parete nera. Anche se era lì davanti a me, nera, lui mi ripeteva in così tanti modi che era bianca che io ci credevo. Come non avevo fatto a non accorgermene prima? Era nera». «Frasi, buttate lì. Non te ne accorgi ma ti disintegrano. […] quelle sue frasi subdole e massacranti».
Sempre
Risulterà rilevante ai fini di una interpretazione compiuta della direttrice in discussione saranno gli usi dell’avverbio (in particolare dell’avverbio di tempo sempre, uno dei cardini stilistici del regime discorsivo dell’abusante, e di quello di modo in -mente) e del complemento di modo (specialmente rispetto all’uso di comparativi e superlativi).
Grammatica dell’abuso
L’esistenza di una grammatica dell’abuso significa che una serie di comportamenti linguistici (lessicali, morfologici, sintattici, testuali, retorici e così via) ritornano con costanza significativa nei testi degli abusanti costituendo un sistema coerente e stabile; questo dimostra che l’espressione linguistica degli uomini maltrattanti nei contesti di potere domestico osserva un’organizzazione interna trasversalmente verificabile. La tipicità meccanica del regime discorsivo dell’abusante è peraltro una condizione che le donne percepiscono con chiarezza, o senza darsene una chiara ragione, ma sentendo tutta la pericolosità di quel particolare uso della lingua.
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